
Dalle montagne al mare: l’Adriabike slovena in bici
Dalle montagne al mare: l’Adriabike slovena in bici

Dalle Alpi all’Adriatico. Dall’Aquila imperiale al Leone di Venezia, dai castelli sloveni ai mosaici bizantini di Ravenna, pedalando lungo il tratto sloveno di Adriabike, la Ciclovia dell’Alto Adriatico.
È questo un itinerario a tappe in bicicletta che parte dalle pendici delle Alpi Giulie, al confine tra Italia, Austria e Slovenia e, attraverso due rami, raggiunge l’Adriatico. Una via questa, che collega le Alpi e i laghi alpini della Slovenia con le spiagge e le morbide coste dell’Adriatico. Un viaggio di poco più di 300 km dai forti contrasti. A cavallo di tre culture, quella germanica e slava della Carniola e quella latina e veneziana della seconda parte dell’itinerario, mescola sapori e panorami che mutano ogni giorno.
Adriabike: la partenza da Tarvisio
Partiamo lasciando la vecchia stazione di Tarvisio città, impegnando la ciclopista dell’Alpe Adria in direzione est. Al primo incrocio deviamo a destra verso il ramo sloveno che dopo qualche strappo in salita si accomoda lungo il dolce percorso della vecchia ferrovia dismessa (la Jesenice-Tarvisio). Non possiamo mancare una breve correzione all’itinerario per deviare verso i laghi di Fusine. Custoditi in una deliziosa valle alpina, si trovano appena prima di superare il confine con la Slovenia. Pedaliamo nell’ombra tra i boschi e tra distese di prati in fiore sui versanti delle montagne fino a Kranjska Gora, località sciistica e di villeggiatura, ai piedi delle Alpi Giulie.
Da Kranjska Gora a Bled
Il tratto da Kranjska Gora a Mojstrana, marcato con la sigla D2, regala altri scenari d’incanto. Il percorso, in lieve discesa, permette di farsi distrarre dal panorama. Sulla sinistra, la catena delle Caravanche si erge maestosa, creando un confine naturale con l’Austria. A destra, le Alpi Giulie, con il Parco Nazionale del Triglav, completano il quadro con la loro bellezza alpina.
Tratto sloveno Adriabike, Kranjska Gora – crediti Fabrizio Masi
Meno conosciuto il tratto da Mojstrana a Jesenice che, a differenza del percorso precedente, non segue più il vecchio tracciato ferroviario e presenta un paio di salite più impegnative su strada. Nonostante ciò, rimane un segmento suggestivo, immerso nella natura intatta della Slovenia.
Il nostro suggerimento però è quello di lasciare la via a Mojstrana per affrontare una prima salita breve ma impegnativa, imboccando la strada che attraversa la Val Radovna. Siamo ora in una verdissima valle incastonata tra i pendii degli altipiani di Pokljuka e Mežakla ai margini del Parco Naturale del Triglav. Un tempo il fiume che corre a fianco della stradina nel bosco ospitava mulini e segherie. Ancor oggi sono conservati la segheria e mulino “Psnakova žaga” e il mulino “Mihov grajski mlin”.
Il lago di Bled
Adriabike slovena, Lago di Bled Lago. Crediti Fabrizio Masi
Da qui, seguendo la nostra ciclovia verso meridione, raggiungiamo il fiabesco lago di origine glaciale di Bled. Sopra il lago, sulla sponda settentrionale, sorge un castello medievale. Il lago ospita una piccola isola, (Blejski otok), l’unica isola naturale della Slovenia; sull’isola sorgono diversi edifici, uno dei principali è la Chiesa di S. Maria Assunta, costruita nel XV sec. La chiesa è dotata di una torre alta 52 metri, dove all’interno c’è la cosiddetta “campana dei desideri” che, secondo la tradizione, farebbe avverare i desideri qualora venisse suonata.
In treno tra le valli
Lasciamo le romantiche atmosfere del lago per seguire il nostro itinerario incuneato tra le montagne e accompagnare un ramo sorgentifero del fiume Sava. Qui c’è un trenino che ci aspetta, a Bohinjska Bistrica (non siamo lontani dal lago di Bohinj – un’altra perla dell’Alta Carniola).
Treno che collega le due valli alpine: Bohinj e la Valle dell’Isonzo
Un treno che collega le due splendide valli alpine: Bohinj e la Valle dell’Isonzo, superando quella che viene considerata la più lunga galleria ferroviaria della Slovenia, lunga oltre sei chilometri. Un piccolo treno speciale che permette anche il carico delle autovetture. Il passaggio in treno ci evita di superare i 1277 metri di altitudine del Passo Bohinjsko, affrontando circa 800 metri di dislivello su una distanza di 13 chilometri, in soli 15 minuti utilizzando questa linea storica costruita nel 1906 dall’Impero Austroungarico per collegare l’Europa centrale all’Adriatico.
Di nuovo in bici: da Podbrdo a Solkan
Da Podbrdo, risalendo in sella, seguiamo la strada in discesa che ci porta a Most na Soči (S.Lucia d’Isonzo), frazione aggrappata a uno sperone roccioso in prossimità della confluenza tra il fiume Idria e l’Isonzo.
Qui l’itinerario ci porta lungo la sponda sinistra del Soča (Isonzo) tra tratti sterrati e l’asfalto di strette strade minori con un passaggio impegnativo su sterrato tra Gorenji Log e Spodnji Log. A Kanal ob Soči (Canale d’Isonzo) la valle si stringe attorno al piccolo borgo medioevale con il suo scenografico ponte dove d’estate possiamo trovare qualche coraggioso giovane a sfidare i 17 metri di volo.
Fusine. Crediti Fabrizio Masi
Dove il fiume si fa più stretto e sinuoso, l’itinerario, dopo qualche altalena tra brevi salite e rapide discese si accomoda su ciclabile fino a Plave e da qui, sull’argine destro del fiume, pedaliamo fino a Solkan (Salcano). Un nastro di asfalto panoramico a gobbe di cammello in un continuo saliscendi.
La vegetazione varia repentinamente: dai boschi di faggio si passa a formazioni sempre più termofile, con l’ingresso di elementi della flora mediterranea. I profumi di montagna ora lasciano il posto a essenze mediterranee. La pista ciclabile si attorciglia attorno a un moderno ponte sospeso sull’Isonzo, dove ci appare l’imponente ponte ferroviario di Solkan dall’arco di pietra più ampio del mondo, capolavoro di ingegneria dell’inizio del XX secolo.
Nova Gorica e il Carso sloveno
La città di Nova Gorica e il confine con Gorizia è ormai a pochi giri di pedale. Un’ordinata ciclabile urbana tra i palazzi di edilizia sociale di epoca jugoslava ci porta ad avvicinarci alla frontiera italiana e a chiudere il primo tratto dell’Adriabike slovena abbracciando una bionda pivo (birra) nella piazza Transalpina, luogo simbolo della separazione politico-ideologica tra l’Europa occidentale e quella orientale ai tempi della guerra fredda, oggi emblema fisico della nuova Europa senza frontiere e punto di connessione tra le due città Capitali Europee della Cultura 2025.
Gorizia – Nova Gorica piazza Europa. Crediti Fabrizio Masi
Lasciata la città di Gorizia, superato il confine dopo l’ordinata frazione di Vrtojba, ci troviamo di fronte al piccolo cimitero di Merna (Miren). Un camposanto che porta il segno delle lacerazioni di queste terre di confine, dove dal 1947 al 1976, questa ultima dimora fu drammaticamente divisa a metà. Con il Trattato di Parigi infatti vennero decisi i confini tra l’Italia sconfitta e la nascente Jugoslavia. I delegati alla rettifica della frontiera probabilmente non si curarono dei dettagli di quelle linee tirate sulla mappa, separando famiglie, storie, relazioni e un piccolo cimitero. Fu così che all’interno del sito vennero installati dei cippi confinari e del filo spinato, a separare una tomba dall’altra. Qui il confine venne calato come una mannaia a troncare i rapporti tra gli abitanti mutandone drasticamente le abitudini, separando non solo le famiglie tra loro ma anche le famiglie dai loro cari defunti.
Il Carso verde
Il nostro itinerario ora inizia a salire sulle pendici del Carso sloveno, un altopiano solitario, dolcemente ondulato, che si estende davanti ai nostri occhi. Paesini addormentati, prati carsici e campi circondati da muretti in pietra ci accompagneranno costantemente lungo l’itinerario, che si snoda verso sud-est su stretti sentieri ora sterrati, ora asfaltati.
Lasciamo ai margini del nostro viaggio alcune località che hanno segnato il fronte di sanguinose battaglie tra i fanti italiani e quelli austro-ungarici nel primo conflitto Mondiale. Hudi Log, Sela na Krasu (Sella delle Trincee), Temnica e Komen (Comeno) piccoli villaggi nella quiete della campagna, un tempo zona a ragnatele di trincee e camminamenti dove molti ragazzi non hanno più visto luce. Da Komen a Sežana troviamo un tratto ciclabile nuovo che attraversa una pineta e tratti di campagne silenziose.
I cavalli lipizzani. Crediti Fabrizio Masi
A pochi chilometri da Sežana si trova Lipica (Lipizza) sede dei famosi allevamenti dei cavalli bianchi lipizzani. Possiamo ammirarne l’eleganza, mentre corrono liberi tra gli ampi recinti del complesso o montati da distinti cavalieri all’interno dei maneggi della scuola di equitazione. Non siamo lontani dal confine italiano e la nostra strada ci porta verso sud nel villaggio di Rodik (Roditti), dove possiamo trovare ospitalità in alcune strutture e un buon pasto da gustare.
L’ultimo tratto sloveno dell’Adriabike: Capodistria e le rive dell’Adriatico
La città di Trieste è a pochi chilometri ma il nostro itinerario rimane in Slovenia diretto verso la città di Koper (Capodistria) e il litorale. Da Črni Kal a Rižana si scende per lasciare l’ambiente carsico e trovare l’Istria. Da qui, si viaggia lungo l’itinerario marcato D6 che si sovrappone alla traccia della Parenzana fino a raggiungere Portorož (Portorose) e Piran (Pirano).
Adriabike – Capodistria. Crediti Fabrizio Masi
Ed è proprio sulle rive dell’Adriatico che si chiude il ramo orientale dell’Adriabike, con il volto a meridione a godere di tutto il sole in questo golfo riparato dai venti di Bora.
Qui lasciamo a riposo il nostro cavallo di metallo il tempo per gustarsi l’ultima pivo (birra), magari insieme a un delizioso piatto di pesce fritto. Oppure possiamo riprendere lentamente la strada, seguendo a ritroso i profili morbidi della costa che ci riporteranno in Italia a Muggia, e da qui, con un comodo passaggio con la motonave di linea a Trieste.